Cala del 19% il mercato pubblicitario italiano nel primo trimestre del 2013. Si ferma a poco meno di 1,6 miliardi di euro il suo valore.
A perdere più quota di mercato sono ancora una volta i giornali cartacei, i quotidiani perdono ben il 26% e i periodici il 22%. L’osannata televisione, la sempreverde radio e il celebrato cinema perdono il 19% ciascuno. Da considerare che solo la tv vale oltre 900 milioni di euro di mercato, il 56% del totale. Il decollo di internet per il momento è rinviato ma con il suo + 2% prosegue la lenta ma costante crescita. Solo la pubblicità outdoor segna il miglior risultato positivo, con il suo + 8% frutto di un peso assai limitato in termini di valore assoluto, appena 20 milioni di euro. Anche il direct mail perde il 20% anche se coagula ancora 93 milioni di euro di investimenti.
Nei settori industriali l’alimentare continua ad essere al primo posto con il 15% di quota del settore sul mercato, ma in calo del 17% per quel che riguarda l’investimento effettuato. La distribuzione con il 5% di quota del settore sul mercato ha ridotto del 10% la sua spesa pubblicitaria nei primi tre mesi dell’anno. Il segmento bevande e alcolici ha il 4% della torta ma ha ridotto del 13% le sue uscite in adv. L’unico settore che continua ad investire nella pubblicità è quello dell’informatica e della fotografia che registra un +65%. Complessivamente le aziende dei settori big spender – alimentare, automobili, telecomunicazioni, farmaceutici/sanitari e media/editoria – hanno tagliato dal 15 al 30% le spese di pubblicità.
Nielsen ritiene che solo se s’avviano le misure pubbliche di sostegno ai consumi le aziende potranno tornare ad investire nella pubblicità.