Le regioni meridionali rappresentano la più grande area territoriale in ritardo di sviluppo tra i paesi europei più avanzati e se è vero che esistono forti interazioni fra le economie delle regioni italiane allora il mancato decollo del Sud influenza ed abbatte anche il pil del Centro Nord. In questo passaggio poggia la drammatica attualità e la necessaria centralità della storica “questione meridionale”.
Stamani la Banca d’Italia ha presentato il rapporto economico sulla regione traino del Mezzogiorno, la Campania che soffre per alta disoccupazione, scarso credito e indebolimento della domanda interna. Dal 2007 al 2011 il pil del Sud è calato dell’1,7%, nel Centro-Nord dell’1 %. Nel 2012 il pil è diminuito del 2,8% nel meridione e del 2,2% nel Centro-Nord. Cresce dunque il divario tra le due aree territoriali. Addirittura al Sud le famiglie spendono meno di 14 anni fa, una regressione nei consumi molto grave.
Gli economisti dell’istituto centrale concordano che il problema del mancato decollo dell’area derivi dalla scarsa industrializzazione delle regioni del Sud in cui il comparto manifatturiero rappresenta solo il 9% del valore aggiunto complessivo. E spesso le poche fabbriche sono di piccola dimensione, a bassa tecnologia e innovazione, circondate da un difficile contesto ambientale tra inefficienze delle amministrazioni pubbliche, corruzioni e pressioni criminali. Un quadro macroeconomico molto complicato in cui non mancano però talenti imprenditoriali di primissimo ordine a livello internazionale.
Accantonata ogni ipotesi di spesa pubblica a causa dell’elevato peso del debito statale non rimane, per la Banca d’Italia, che puntare sui fondi strutturali europei sul breve termine e sulla maggiore efficacia ed efficienza della spesa pubblica nel medio periodo. Fabio Panetta, vice direttore generale di Bankitalia, nelle sue conclusioni sollecita le banche a finanziare le imprese del Sud e i suoi progetti e lo Stato a ridurre il carico fiscale sul lavoro e a restituire efficienza ai servizi pubblici territoriali.
Oggi non se n’è parlato ma se lo Stato vuole rilanciare il Sud deve necessariamente partire dall’abbattimento del digital divide, cioè dai lavori d’infrastruttura e dai sostegni all’acquisto e alla formazione per l’utilizzo delle tecnologie digitali. Riprendere la crescita significa convergere nella cultura della banda larga, possibilmente veloce, e utilizzare servizi di eGoverment, e-commerce e tutte le infinite utilità della Rete. Chissà che non sia Francesco Caio, Mr. Agenda Digitale, ad imbastire la nuova politica di sviluppo del Mezzogiorno.
pubblicato sul quotidiano online ”Affari Italiani”