Cresce il fronte europeo contro l’etichettatura britannica dei cibi. Nel Regno Unito si discute del nuovo sistema “semaforico”, un bollino verde per gli alimenti ritenuti sani e rosso per quelli che presentano maggior contenuto di sale, zuccheri o grassi. Se venisse attuato a rischiare è gran parte della produzione agroalimentare italiana. Finora le associazioni dei produttori italiani, dei salumi, dei formaggi e dei prodotti dolciari, hanno issato barriere, ma a questo punto occorre riflettere sulla necessità di veicolare una comunicazione diversa per le proprie produzioni.
Le società industrializzate sono sempre più alle prese con problemi di obesità tanto negli adulti che negli adolescenti. L’attenzione si deve spostare però dal divieto di consumo verso alcuni cibi, più grassi o salati, ad un regime alimentare più equilibrato. La comunicazione aziendale dei produttori italiani deve dunque transitare dall’emotività del packaging o dagli spot sulla gioia di vivere alla indicazione di una alimentazione sana e di qualità. Nella quale si informa il consumatore della bontà delle materie prime e della loro tracciabilità, della serietà dei processi di trasformazione controllati da sapienti laboratori di ricerca. Elementi utili per accompagnare il consumatore ad un approccio alimentare di lungo periodo e più salutistico.
Il consumatore deve essere visto visto non come un semplice cliente finale, ma come un partner del processo produttivo a cui ispirarsi per ogni decisione aziendale. Far crescere il proprio consumatore significa attrezzarsi a guardare al futuro.
La comunicazione aziendale deve dunque cercare una conversazione nuova con i consumatori, più credibile e rispettosa, e, nell’epoca della fine della mediazione giornalistica a causa dell’esplosione di blogger e social network che accorciano la filiera dell’informazione, questo compito ricade soprattutto sugli uffici stampa che dovranno esibire doti di elevata reputazione.