All’indomani della pubblicazione sull’online di Repubblica di alcuni dati Nielsen sulla grande distribuzione organizzata c’è un fiorire di commenti dei giornalisti e degli imprenditori che non sempre si soffermano sul reale perimetro dei numeri esibiti. Partiamo dal dato che di per sé è un aggregato molto ampio: il comparto nel corso del 2015 ha accumulato una perdita, a parità di negozi, dello 0,05%. Per settore si intende iper, super, discount, libero servizio fino a 400 mq e specialisti drug. Cosi alcune testate parlano di grave chiusura in rosso per la gdo. Certo nella seconda metà dell’anno e, segnatamente nell’ultimo trimestre, la performance è stata negativa. Ma parliamo dello zero virgola zero. La verità è che le attese di una netta ripresa delle vendite della gdo italiana non è stata confermata, ma sarebbe necessario verificare quali condizioni consentivano dodici mesi fa queste presunzioni numeriche. Questo è il dato. La gdo 2015 è sostanzialmente in linea con l’andamento 2014. Altra cosa, più utile anche per le industrie produttrici, è estrarre il trend per le quattro aree Nielsen che segnala una tendenziale piacevole crescita nel Nord Ovest, circa lo 0,42%. Inoltre proseguire a parlare di grave crisi della gdo in una fase critica di relazioni sociali tra Federdistribuzione e sindacati significa spostare inequivocabilmente l’asse della contrattazione dalla parte delle imprese.
Domani a Bologna la gdo, riunita nell’annuale appuntamento di Marca, potrà esibire nuovi dati sulla MDD, la marca del distributore, che, come anticipato nei comunicati stampa diffusi, conserva la sua attuale quota di mercato, intorno al 18,2% nei supermercati e negli ipermercati mentre cresce fino ad arrivare al 54% circa nel canale discount. Ulteriore conferma di un comparto, tra i maggiori del sistema economico italiano, che punta a crescere e a raggiungere migliori economie di scala, ma che non appare oggettivamente in gravi difficoltà.