Ancora una conferma di come il mondo delle pmi, che costituisce l’ossatura del sistema industriale italiano, sia volano di sviluppo. Senza trascurare, naturalmente, l’appunto che in un mondo sempre più globalizzato e competitivo la dimensione media delle attività produttive tende a crescere e se un paese non ha aziende di un certo peso rischia di essere emarginato. L’Istat nel suo ultimo Rapporto sull’Innovazione ci informa che ha prodotto innovazione il 49% delle imprese italiane dell’industria e dei servizi negli anni 2014-2016, in crescita di quattro punti percentuali rispetto agli anni 2012-2014. Ma il dato più significativo proviene dalla dimensione dell’impresa. La propensione ad innovare cresce infatti soprattutto nelle piccole e medie imprese (+4,3 punti percentuali per le prime e +3,4 punti per le seconde), mentre è in lieve calo nelle grandi (81,8%; -1,5 punti percentuali) per il ridimensionamento nei servizi (dal 76,9% al 72,2%). L’industria è il settore che si innova di più. Tra le innovazioni effettuate tre su quattro sono innovazioni di prodotto o di processo mentre nel 22% sono innovazione soft, non collegate alle tecnologie, prevalentemente di natura organizzativa o di marketing. Nel dettaglio la spesa per Ricerca & Sviluppo si e’ confermata la voce principale degli investimenti per l’innovazione. La R&S ha rappresentato quasi la meta’ della spesa complessiva mentre gli investimenti in macchinari e altre tecnologie materiali senza alcuna componente di R&S sono pari al 27% del totale. La parte restante della spesa e’ composta da investimenti immateriali, quali il marketing per il lancio di nuovi prodotti e la formazione del personale mirata all’innovazione (complessivamente l’11,5%); il design (5,5%), l’acquisto di brevetti, licenze, know-how e servizi di consulenza (4,7%).