“Avventure nel Mondo” è una formula conosciuta ed apprezzata nel panorama dei tour operator italiani. I partecipanti condividono il desiderio di conoscere nuove culture con persone incontrate all’aeroporto qualche istante prima di imbarcarsi. Negli anni l’offerta turistica della società romana è però costantemente cresciuta sino a coprire mete che richiederebbero organizzazioni assai collaudate.
Il recente incidente nella Namibia che ha provocato la morte di una viaggiatrice è un grave campanello d’allarme. Le preoccupanti dichiarazioni dei rappresentanti del nostro ministero degli affari esteri, tra cui Giuliana De Maria, capo dell’ufficio consolare di Pretoria competente per la Namibia, sulla reiterazione degli incidenti per i viaggi organizzati in zona da Avventure nel Mondo dovrebbero immediatamente bloccare le nuove partenze nell’area. Dalle parole dei nostri diplomatici si desume infatti che il tour operator italiano si affidi a partner locali non affidabili in termini di sicurezza. Cosa che una organizzazione di viaggi collaudata avrebbe dovuto presagire.
Carenze anche sul fronte della comunicazione. Il sito internet della società romana non fornisce al momento nessuna informazione, neppure per tranquillizzare i suoi viaggiatori in partenza.
Una ulteriore dimostrazione di una organizzazione del lavoro in affanno è la incapacità di Avventure nel Mondo a rimborsare, a distanza di quaranta giorni, gli anticipi versati per viaggi non effettuati a vario titolo per responsabilità del tour operator.
Il management turistico insegna che la crescita delle destination richiede sempre processi di lavoro schedularizzati imponendo un forte raccordo tra le potenzialità di flusso di lavoro della struttura e l’ampliamento dell’offerta turistica. Negli ultimi anni ad Avventure nel Mondo probabilmente è venuta meno la piena consapevolezza dei proprio limite.