La Corea del Sud festeggia la sua prima donna presidente della repubblica a differenza dell’Italia che, fino ad oggi, non ne ha mai avute. La nuova centralità geopolitica dell’Asia passa anche da qui, dalla dinamicità sociale che consente ad una donna di divenire capo dello Stato nonostante nel paese lavori solo una donna su due e in Parlamento la rappresentanza femminile sia ferma al 10%. E proprio in un momento storico assai critico in cui l’economia langue e il suo scomodo vicino si risveglia. Nel suo complesso il sistema economico sudcoreano ha prodotto eccellenti risultati ma non ha saputo frenare la crescita delle diseguaglianze sociali che, accanto alla forte disoccupazione giovanile, rappresentano i due principali temi di politica interna che la sessantenne neo presidente Park Geun-hye deve affrontare.
Ma sono soprattutto i dossier esteri quelli che scottano maggiormente. Il più noto è quello delle relazioni con la Corea del Nord a causa delle confermate aspirazioni nucleari e missilistiche di Pyongyang che hanno provocato nuove sanzioni del Consiglio di sicurezza dell’Onu e generali condanne da parte delle cancellerie di tutto il mondo. Avranno inciso anche le ferree esigenze di contenimento della spesa pubblica nei paesi occidentali che mal si conciliano con l’apertura di ulteriori fronti di guerra.
Meno conosciuta è la disputa con il Giappone per le isole Dokdo. Sono alcune decine di scogli che affiorano in una parte dell’Oceano Pacifico in cui il traffico marittimo si incanala realizzando una trafficatissima autostrada del mare. Quasi equidistanti tra Corea del Sud e Giappone le isole Dokdo sono contese soprattutto come avamposto di monitoraggio civile e militare. Da oltre cinquecento anni sotto sovranità sudcoreana solo nel 1910 furono annesse nell’ambizioso Impero nipponico con il nome di isole Takeshima e vennero restituite nel 1945 a seguito di accordi internazionali.
La presenza del vice premier giapponese Taro Aso all’insediamento della neo presidente Park Geun-hye non facilita la soluzione del dossier Dokdo in quanto il governo di Tokyo ha altre dispute territoriali come le isole Sentaku/Diaoyu e le Curili e non vuole creare precedenti utilizzabili dalla Cina e dalla Russia.
In disaccordo il mondo culturale asiatico, a partire dall’appello dello scrittore giapponese Haruki Murakami, che teme che le diffuse e costanti frizioni internazionali possano distruggere quella comune sfera culturale che i paesi dell’Asia orientale hanno faticosamente realizzato grazie allo sviluppo economico degli ultimi decenni.
pubblicato sul quotidiano online ”Affari Italiani”