Sulla scia delle polemiche del consigliere Diego Della Valle e dell’azionista Leonardo Del Vecchio è appena terminata la guerra nelle Generali tra il suo ex capo, il group ceo Giovanni Perissinotto, e l’azionista di riferimento, Mediobanca, la storica banca d’affari italiana.
Con dieci voti il group ceo è stato sfiduciato nonostante la strenua difesa di cinque consiglieri.
Ieri l’ex capo del principale gruppo assicurativo italiano aveva scritto una lettera ai consiglieri riuniti stamani, in via straordinaria, dal presidente del cda, Gabriele Galateri di Genola, uomo di fiducia di Mediobanca per deliberare sulla sua destituzione.
Nella sua missiva Perissinotto si dichiarava “incredulo” della convocazione del consiglio di amministrazione anche se da tempo gli era “chiaro l’irrazionale sospetto del management Mediobanca”. L’incredulità dell’ex capo appariva illogica se era già informato dei diffusi malumori a Piazzetta Cuccia e, aggiungiamo noi, non solo, visto che il titolo negli ultimi dodici mesi ha perso in Borsa il 45% del valore.
Con Mediobanca i dissapori sono nati nel tempo a causa di profonde divergenze strategiche. L’ex capo auspicava nuovi apporti di capitale sociale sempre rifiutati dal suo principale azionista di riferimento e puntava a diversificare il rischio aziendale mirando ai Paesi a forte crescita indispettendo Mediobanca che temeva di perdere quote azionarie. Negli ultimi mesi la goccia che ha fatto traboccare il vaso è la contrarietà dell’ex capo verso la fusione di Unipol e Fonsai ritenendo la società emiliana patrimonialmente debole e la seconda in piena crisi. Per Perissinotto il matrimonio è poco solido, trascurando che Piazzetta Cuccia punta a sistemare la famiglia Ligresti e non ama i bastian contrari.
Tanta letteratura si è sedimentata negli ultimi quattro decenni per raccontare il potere e l’incisività dell’azione di Mediobanca nel sistema economico e politico italiano. Un macigno che nelle sue pianificazioni ha sicuramente sacrificato i piccoli azionisti ma ha stabilizzato l’italianità dei più importanti gruppi imprenditoriali. E in tempo di crisi ben si percepisce l’importanza di avere aziende con quartier generale in Italia, le uniche che tendono a salvaguardare l’occupazione per preservare il valore dell’immagine. In tal senso la lettera dei dipendenti Generali in difesa di Perissinotto è indecifrabile, probabilmente è però dettata dall’esigenza di una stabilità di governance che trasferisca meno incertezze agli impiegati.
Eppure la globalizzazione finanziaria ed economica preme sempre di più per dinamicizzare anche quei sistemi immobili come il Belpaese e il ruolo di Mediobanca anno dopo anno è destinato ad infiacchirsi. Nel contempo la creatura di Enrico Cuccia sfodera un nuovo colpo , forse per dimostrare di essere ancora in vita. Il futuro group ceo delle Generali sarà Mario Greco ma da lunedì l’abbandono di Diego Della Valle dal cda aprirà un nuovo fronte. Il circo prosegue finché l’economia dello Stivale non verrà assoggettata ai Barnum del mercato internazionale.
pubblicato sul quotidiano online ”Affari Italiani”