È un articolo molto interessante quello di Maria Teresa Manuelli sul Sole 24 Ore del 3 dicembre che indaga sulle tendenze dei dolci da ricorrenza in questo “particolare” Natale 2022. L’attribuzione “particolare” alle imminenti festività deriva da una serie di motivazioni endogene ed esogene. Tra le prime una flessione di medio periodo delle vendite dei prodotti da ricorrenza in linea con i mutati stili di consumo degli italiani mentre tra le cause esterne al settore risaltano l’impennata dei costi energetici, delle materie prime e della logistica e dunque dei prezzi di vendita dei prodotti da ricorrenza che accanto alla generalizzata spinta inflattiva, a parità di reddito, riduce la propensione alla spesa degli italiani. Un contesto economico-sociale davvero complesso che i produttori devono governare tenendo presente gli imprescindibili vincoli delle proprie organizzazioni d’impresa.
Nell’articolo emergono due distinte indicazioni in merito alle previsioni dei consumi natalizi, da una parte Federdistribuzione che stima vendite sottotono per tre italiani su cinque e dall’altra NielsenIQ che ritiene che la spesa possa addirittura crescere. Una cosa è sicura: le politiche di contenimento dei costi industriali e della marginalità economica del retail non consentono ulteriori sostanziali spazi di manovra. D’altra parte il costo al chilo dei panettoni e dei pandoro negli anni è stato così compresso, in parte per colpa della distribuzione organizzata, che, talvolta, risulta eguale al prezzo del pane, uno degli alimenti più semplici ed economici. Il ribaltamento dei maggiori costi sul consumatore appare così l’unica via di uscita per le prossime campagne di produzioni.
L’individuazione del nuovo prezzo limite a cui il consumatore medio potrà e sarà disponibile ad adeguarsi costituisce un elemento strategico per tutti i competitor del prodotto industriale da ricorrenza. Nel prodotto prettamente artigianale il prezzo di vendita è funzione di altre leve molto più emozionali. Un possibile bypass nello snodo strategico del prodotto industriale potrebbe essere l’individuazione e lo sviluppo da parte degli attuali brand di nuove marche prettamente artigianali nella selezione delle materie prime, nei processi di lavorazione, nel posizionamento di prezzo e nei canali distributivi. Servirà però una massiccia dose comunicativa per convincere gli italiani a traslare la propria preferenza sul prodotto da ricorrenza prettamente artigianale. Dalla riflessione escludiamo naturalmente i cosiddetti “dolci artigianali”, linee per lo più di marketing, che già da tempo molti brand affiancano ai tradizionali astucci industriali senza aver convinto il consumatore della propria artigianalità.