Registra -16% l’indicatore delle spese di pubblicità per i primi sette mesi del 2013, almeno secondo i nuovi dati della Nielsen . A luglio la caduta si è attenuata e il mercato ha chiuso con -5,4% su base mensile. Questi risultati confermano una convinta rinuncia ai tradizionali investimenti pubblicitari
Tra i mezzi più usati per la pubblicità la televisione si conferma la prima aggregatrice anche se la raccolta nei primi sette mesi del 2013 è calata del 15%, seguono i quotidiani e i periodici che perdono la medesima quantità, -24%, la radio quasi il -13% e il cinema con -26%. La rete internet e la modalità outdoor sostanzialmente immutate, perdono “solo” il 2%. Più considerevole la perdita del direct mail pari a -18% e la pubblicità mobile del transit con -11%.
La stampa cartacea continua dunque il suo periodo di crisi dei lettori e le aziende ne deducono scarso appeal mentre tendenzialmente diminuiscono i cali della televisione e della radio che continuano a rappresentare importanti piattaforma per lanciare spot adv. Internet rimane sul territorio negativo anche se migliora a luglio ma si conferma ancora poco esplorata dal mondo delle aziende italiane.
Per quanto riguarda i settori di investimento il comparto alimentare si conferma il big spender con il 13% della quota di mercato anche se, nei primi sette mesi di quest’anno ha speso il 21% in meno di pubblicità. Bevande e alcolici ha il 5% di quota mercato e ha ridotto del 12% i suoi investimenti in adv. Il settore della distribuzione ha quasi il 6% di quota mercato con un calo dell’8% dei costi pubblicitari ma con interessanti crescite delle insegne del largo consumo.
A questo punto attendiamo ottobre per leggere le tendenze emerse a settembre, ma è sempre più chiaro un riorientamento delle strategie di comunicazione delle imprese che apprezzano sempre più il content marketing, le conversazioni sui social network e il brand journalism al semplice spot pubblicitario. Negli Usa questa direttrice di marcia si sta sempre più radicando nel tessuto imprenditoriale.