La crisi economica si ripercuote anche fra i giovani imprenditori. Per il convegno dei Giovani di Confindustria niente più Capri e al posto del teatro in stile liberty progettato da Giò Ponti, che tanto piaceva ad Antonio D’Amato, c’è oggi l’austera sala di epoca fascista della stazione marittima di Napoli.
Mutano gli ambienti ma non i vecchi vizi dell’imprenditoria nostrana. Jacopo Morelli, presidente dei Giovani di Confindustria, arriva subito a chiedere una vera politica economica, elencando e inserendo ogni problema nell’assenza della politica. Per Morelli “la riforma della giustizia è politica industriale”, pubblica s’intende, fino a richiedere al Parlamento di non rimandare le soluzioni. Anche il mancato calo del Clup, il cosiddetto costo del lavoro per unità prodotta, viene imputato alla dimensione pubblica. Un continuo rimando alle carenze della classe politica, come unico male del Paese.
Una direzione di marcia che non piace a Carlo De Benedetti il quale preferisce prendere le distanze dai politici definiti “cinici intenti a fare solo i loro interessi” e denuncia la carenza di fiducia del Sistema-Italia invocando per il Belpaese una “rivoluzione culturale e generazionale”. Poi il proprietario di “Repubblica” si ferma, forse intuisce che ha sterzato troppo.
Pronta la replica di Antonio Polito, editorialista del Corriere della Sera ed ex senatore, che ritiene che le “rivoluzioni finiscono sempre con un Cesare e con una restaurazione” e per questa ragione le teme.
Roberto Nicastro, direttore generale di Unicredit, ricorda ai giovani imprenditori fedeli allo schema politica-sindacato-Stato che in Italia oggi “c’è meno credito del desiderato perché c’è meno domanda” e per far ripartire la crescita ripropone il Fondo di garanzia delle piccole e medie imprese grazie al quale si potrebbe attivare nel periodo 2014-2016 un flusso di nuovi finanziamenti per almeno 100 miliardi. Una proposta concreta ed efficace.
I prossimi 6-12 mesi saranno fondamentali per riagganciare il contesto internazionale ma nella Penisola si respira ancora aria vecchia.